Università Cattolica del Sacro Cuore

di Emmanuele Michela

Elisa e la laurea in psicologia:
«Tesi sulle dinamiche di gruppo del pattinaggio sincronizzato» 

La strada che ha portato Elisa Sofia Colombo al pattinaggio su ghiaccio sincronizzato passa dai meandri del Covid: «Ero in quarta superiore, e all’epoca facevo pattinaggio su ghiaccio. Ma ero stanca: in questo sport, se non emergi, dopo un po’ finisci a fare gare di più basso valore e ti demotivi. Inoltre, sentivo il desiderio di vivere lo sport in gruppo. Allora mi son detta: perché non cambiare disciplina?». Già, perché non farlo? La sfida vale il rischio anche di finire a fare un’attività - il pattinaggio sincronizzato, appunto - che è un po’ meno considerata di altri sport su ghiaccio, non essendo neanche inserito nel palinsesto olimpico. «D’altronde ogni squadra conta 20 persone, ci si esibisce in 16 facendo figure sceniche e artistiche. Ma è bellissimo: l’aria che sferza il viso regala un’emozione unica, la musica ti accompagna in un mondo magico». 

Così Elisa - milanese, oggi 22 anni, studente in Università Cattolica del Sacro Cuore del corso magistrale in Psicologia del benessere - ha tirato su un gruppo di amiche, hanno trovato un’allenatrice che le seguisse e l’avventura è partita: ora pattinano per le Hot Shivers di Sesto San Giovanni, con l’obiettivo dei Mondiali previsti per il 2026. «Nel singolo sei tu, mentre il sincro unisce, e per me che studio psicologia le dinamiche di gruppo sono di enorme interesse. Di solito si guardano su sport di squadra con performance lunga, come calcio o basket, mentre è originale studiarlo su una disciplina come pattinaggio sincronizzato Ho fatto anche la tesi della laurea triennale proprio su questo argomento, con la prof.ssa Daniela Marzana di psicologia della conduzione dei gruppi».  

Con il passaggio alla magistrale, Elisa ha scoperto anche il Programma Dual Career, «fondamentale per organizzare la gestione degli esami. Anche perché il nostro sport ha un calendario strano, con gare tutte tra dicembre e febbraio. Grazie al tutor ho qualcuno che mi aiuta un po’ per organizzare la sessione, che in triennale invece non avevo, e mi affianca nel rapporto con docenti. Sono una persona molto precisa, mi impongo un ritmo nel dare gli esami che cerco sempre di tenere». 

Il domani per lei è un punto di domanda gigante, che però non desta preoccupazioni. «Ho cominciato a fare psicologia per curiosità personale, e per fortuna non penso mai troppo al futuro. Mi interessa quello che devo fare ora». Qualche ipotesi, però, inizia ad emergere: «Devo dire che mai avrei pensato al mestiere dello psicologo sportivo, che però potrebbe unire due mie passioni. Altre porte però potrebbero aprirsi, in particolare nel rapporto con bambini che ho iniziato ad allenare». La certezza è una, il pattinaggio sincronizzato: «Ho iniziato a pattinare da bambina perché ero allergica alla polvere e non potevo fare altri sport. Poi sono andata avanti sempre con passione: è un’attività che mi ha aiutato ad impegnarmi in qualcosa, essere costante, mettersi e non rinunciare alle cose, provare mille volte, impegnarsi e capire che facendolo si arriva da qualche parte. E questo mi ha sempre dato molta autostima».  

 

Eventi/News