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La dimensione antropologica e morale

“Più che una sostanza, la plastica è l’idea stessa della sua infinita trasformazione”. Così scriveva Roland Barthes, alla fine degli anni Cinquanta, classificando la plastica tra i “miti” della società contemporanea: qualcosa di miracoloso, in effetti, sembra caratterizzarla, quasi avesse come un potere magico di riprodurre qualsiasi cosa. Non è un caso che nel 1941, il fumettista Jack Cole creò Plastic Man, un supereroe in grado di imitare qualsiasi altra forma, quasi a celebrare le potenzialità di questo materiale innovativo, che in America stava cominciando a diffondersi.

Il termine plastica, in effetti, deriva dal greco plassein, che significa modellare una sostanza morbida e si si riferisce appunto alla capacità di questo materiale di essere plasmato in una forma specifica. Eppure, nonostante tutto l’entusiasmo, la plastica è anche un materiale ambiguo: tanto affascina e genera stupore per la sua versatilità, simbolo di comodità moderna e sviluppo economico, tanto suscita sospetto, persino diffidenza, proprio a causa della sua artificialità, spesso associata a qualcosa di inautentico, addirittura pericoloso, soprattutto se consideriamo la sua stupefacente diffusione planetaria.

Proprio quest’ultimo aspetto oggi solleva alcune delle preoccupazioni etiche più scottanti, legate in particolare all’inquinamento: la plastica è ormai divenuta del tutto “naturale” nelle nostre vite, talmente se ne è diffuso l’utilizzo, ma è ormai evidente il danno ambientale e umano che sta provocando, mettendo seriamente a rischio la sostenibilità della vita sul pianeta. In tal senso, resta un punto di non ritorno decisivo il fatto che, in data 8 ottobre 2021, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 48/13, abbia riconosciuto il “Diritto umano ad un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile” [https://docs.un.org/en/A/HRC/RES/48/13 ] . Ma la difesa di questo diritto fondamentale non può essere immaginabile, senza prevedere un cambiamento che coinvolga le nostre abitudini quotidiane. Ecco perché l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente, con la risoluzione 5/14 del 2022, “Porre fine all’inquinamento da plastica: Verso uno strumento internazionale legalmente vincolante”, oltre a richiamare la necessità di promuovere la produzione e il consumo sostenibile di plastica, menziona il ruolo della sensibilizzazione, dell’educazione e della condivisione delle informazioni per aumentare la consapevolezza pubblica sull’inquinamento da plastica e incoraggia la partecipazione di tutti gli stakeholder, inclusi cittadini, imprese e organizzazioni, per contribuire alla riduzione dell’inquinamento.

Dunque, anche le scelte individuali – come ridurre il consumo di plastica monouso, riciclare correttamente o sostenere politiche ambientali – sono parte di un cambiamento più ampio che abbiamo la responsabilità di decidere assieme.