di Elena Vagni

Accendere il futuro: sfide, formazione ed eredità
Nella splendida Sala Brasca dell’Università Cattolica prende il via la quattro giorni di esposizione della Fiaccola Olimpica presso l’Ateneo con l’incontro dal titolo “Accendere il futuro: tra valori Olimpici e carriere atletiche”. L’iniziativa, promossa da Cattolicaper lo Sport, ha messo al centro il legame tra formazione universitaria e percorsi sportivi, valorizzando il ruolo educativo, comunicativo e storico dello sport.
Ad avviare il confronto con docenti, esperti e rappresentanti di Fondazione Milano Cortina nell’ambito del programma Education Gen26, è stata Caterina Gozzoli – coordinatrice scientifica del Tavolo - che ha aperto al dialogo con una domanda: “Qual è oggi il valore delle Olimpiadi per il territorio e per chi le vive in prima persona? Cosa comunicano e che percorso storico è stato fatto?” Degli interrogativi che hanno subito messo al centro dell’attenzione l’evento Olimpico come globale, capace di andare oltre lo sport, trasformandosi in un’eredità.
Le Olimpiadi, non solo una competizione fine a sé stessa, ma percorso e patrimonio collettivo. È Diana Bianchedi, ex campionessa Olimpica di fioretto a squadre e oggi Chief of Strategic, planning and legacy di Fondazione Milano Cortina 2026, a introdurre la potenza simbolica e umana di quei momenti unici: “Non sai quando e se ti ricapiterà, ed è proprio per questo che si parla di famiglia Olimpica. All’apertura dei Giochi guardando l’accensione del braciere ti senti unito con tutti, la Fiamma rappresenta un linguaggio comune a tutti gli atleti”.
Milano-Cortina 2026 si prepara a scrivere una pagina nuova nella storia dei Giochi. Per la prima volta, due località ospiteranno insieme l’evento. L’organizzazione è imponente e meticolosa: più di 25.000 persone tra volontari e operatori impegnati su 50 aree funzionali pronte ad accogliere 3.500 atleti provenienti da tutto il mondo, simbolo di eccellenza e dedizione.
“Ma cosa vogliamo lasciare dopo l’evento delle Olimpiadi?” si chiede ancora Bianchedi. “Il nostro obiettivo è parlare di sport a tutti” Numerosi sono i progetti attivi che mirano a lasciare un lascito duraturo e a coinvolgere le comunità locali partendo dai giovani dalle scuole alle università… perché l’eredità delle Olimpiadi sia davvero viva anche in vista dei prossimi Giochi Olimpici Giovanili Invernali Dolomiti Valtellina 2028 e oltre.
Anche la torcia olimpica, emblema del viaggio e della luce, è stata concepita con questa filosofia, sottolinea l’ex schermitrice “la fiamma che vediamo oggi appartiene a tutti ed è sempre nuova,” continua “la superficie esterna è
stata progettata per essere lucida e riflettente, così da cambiare e mutare a ogni passaggio. Ogni foto sarà diversa e ogni luogo porterà con sé la bellezza del nostro Paese”.
Il professor Daniele Bardelli - docente di storia dello sport dell’Università Cattolica - propone una riflessione sul cambiamento profondo del significato dello sport nel corso dei secoli, tracciando una linea tra antico e moderno. “Nell’antichità, nella Grecia, lo sport era legato alla sacralità e alla vittoria assoluta, mentre nella Roma imperiale si trasforma in spettacolo”. Oggi, invece, lo sport moderno è prima di tutto “una sfida con sé stessi e l’avversario è il mezzo per superare quel limite per raggiungere il massimo”, ha spiegato, sottolineando come questa nuova concezione sia alla base dello spirito Olimpico contemporaneo.
In modo incisivo, la professoressa Paola Abbiezzi – direttrice didattica del master Comunicare lo Sport - ha ricordato come lo sport sia da sempre anche un potente strumento di comunicazione: “Comunicare significa mettere in comune qualcosa in cui si crede”. Le Olimpiadi diventano così una lente capace di trasmettere valori e insegnamenti applicabili nella vita di tutti i giorni, come comprendere il significato delle sconfitte e di quei momenti in cui, nonostante il massimo impegno, non si raggiunge il gradino più alto del podio. Un messaggio universale, che non coinvolge solo gli atleti, ma parla a chiunque. “Accendere il futuro significa non guardare solo l’oggi, ma un valore esperienziale per il futuro.”
Nel secondo panel è la professoressa Chiara D’Angelo – coordinatrice del Programma Dual Career - a introdurre il Programma Dual Career, attivo dal 2018 presso l’Ateneo, che sostiene gli studenti-atleti nel difficile bilanciamento tra studio e carriera sportiva. “Sono 230 gli studenti che hanno scelto – e in molti casi riscelto con la laurea magistrale – il nostro Ateneo e diversi di loro hanno raggiunto il traguardo sportivo più ambito: partecipare alle Olimpiadi,” ha spiegato.
A dare voce a queste esperienze dirette sono tre giovani atleti Olimpici che hanno saputo conciliare la carriera d’élite con la formazione universitaria: Giulia Rulli, Marco Zandron e Andrea Dallavalle. Il loro racconto mette in luce non solo le sfide ma anche le profonde connessioni create dalle Olimpiadi. “Le Olimpiadi uniscono anche senza conoscersi. Quando arrivi e ti guardi intorno capisci i sacrifici, la dedizione e la portata dell’essere lì, una famiglia” sottolineano tutti.
Il dialogo si è poi concentrato sull’importanza del Programma Dual Career nella loro vita. “Perseveranza è la parola chiave” dice Zandron. Dallavalle aggiunge: “Durante le Olimpiadi, nei momenti liberi, mi sentivo con il professore per terminare la tesi triennale. L’università era con me, anche da lontano”. Giulia Rulli che ha fatto della sua vita una doppia carriera quasi da sempre, ha detto: “Ero a Tokyo e seguivo le lezioni del master in Sviluppo del talento. Non volevo perdermele. Per me la doppia carriera è sempre stata parte di me, e oggi sono felice del percorso che sto facendo dopo lo sport, mi appassiona”.
È grazie al giusto equilibrio tra sport e studio che si costruisce una base solida per il futuro. Un esempio positivo per tutti coloro che vivono il mondo dello sport e che trovano nello sport un modello di impegno e valori da seguire.
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