Opere di
GIANFRANCO MEGGIATO
Concept
Ha ancora qualche significato per noi giovani la parola speranza?
In un mondo che sembra aver rinunciato al vivere per un domani, gli studenti della Cattolica si sono posti questo interrogativo, facendosi architetti invisibili di città future. Elpìs vuole essere questo, una speranza non ancora realizzata ma che vive negli sguardi, nei sogni e nelle mani di chi, ancora oggi, vive la speranza come atto radicale. Come ne Le Città Invisibili di Italo Calvino, Elpìs non ha confini precisi: si costruisce tra un pensiero e un gesto concreto.
Gianfranco Meggiato, con le sue forme aperte e meditative, ci invita a entrare in questa città nascente, attraverso la sua arte, presenza discreta ma potente, che accende speranza, diffonde bellezza e semina possibilità là dove prende forma.
Questa mostra vuole essere un invito ai giovani ad interrogarsi sulla propria idea di speranza, uno sguardo aperto, personale e collettivo, che parte dalle opere per arrivare al cuore delle domande contemporanee, sul futuro che ci attende.
Elpìs è la Speranza.
Lo spirito che, nel mito antico, è l'ultimo a restare nel vaso di Pandora: non come debole consolazione, ma come forza che resiste quando tutto sembra perduto. Noi curatrici ci siamo interrogate a lungo come poter portare un tema così intimo e sfaccettato, cercando di farlo risuonare nella vita quotidiana, senza però ridurlo a una narrazione prevedibile. Solo in seguito a un’approfondita ricerca bibliografica, abbiamo trovato uno spunto di riflessione nel libro Le città invisibili, di Italo Calvino (1972): attraverso l’incontro tra Marco Polo e l’imperatore Kublai Kahn, l’autore narra il viaggio del primo, che racconta come richiesto dall’imperatore, le città che egli ha visitato, con dettagli, sensazioni ed emozioni suscitate, allontanandosi da una descrizione puramente fisica dei luoghi. Ognuna di queste città ha un nome femminile, non riconducibile a luoghi reali. Le città descritte da Calvino sono lo specchio dell’anima: metafore di desideri e paure.
Elpìs vuole essere questo: una speranza non ancora realizzata ma che vive negli sguardi, nei sogni e nelle mani di chi, ancora oggi, vive la speranza come atto radicale.
E proprio come ne Le Città Invisibili, Elpìs non ha confini precisi: si costruisce tra un pensiero e un gesto concreto. L'arte, presenza discreta ma potente, accende speranza e diffonde bellezza, gettando il seme della possibilità là dove prende forma: l’università.
Per questo motivo abbiamo immaginato l’Università come una città, poiché essa, in quanto organismo vivente, diventa uno spazio in cui l’arte non solo trova posto, ma fiorisce in forme inattese. È un terreno fertile dove la creatività non resta ai margini: diventa linguaggio comune, strumento di indagine, forza trasformativa. È proprio in questa tensione tra astrazione e materia che l’arte trova il suo spazio: nella frattura, nel dialogo e nella possibilità.
Le opere di Meggiato sono il filo di Arianna che ci guida nella creazione della nostra città, pilastri che aspirano all’assoluto, che sorreggono le fondamenta dell’oggi e del domani. In esse si intrecciano materia e spirito, forma e pensiero: guardiane vigili che puntano al divenire. Elpìs - dove nasce la speranza non vuole essere una mostra tradizionale, ma una promessa che viaggia dal passato e arriva al presente: la speranza è l’ultima a morire e la prima a rinascere.
le curatrici
Gianfranco Meggiato (26 agosto 1963, Venezia) si forma all'Istituto Statale d'Arte, studiando scultura in pietra, bronzo, legno e ceramica. La sua arte si ispira ai maestri del Novecento come Brancusi, Moore e Calder, esplorando il rapporto tra pieno e vuoto, e dando importanza allo spazio.
A partire dal 1998 è invitato a esporre in musei, gallerie e piazze pubbliche di tutto il mondo: USA, Canada, Gran Bretagna, Danimarca, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Austria, Svizzera, Spagna, Portogallo, Principato di Monaco, Ucraina, Russia, India, Cina, Emirati Arabi, Kuwait, Corea del Sud, Singapore, Taipei, Australia.
Ha partecipato a eventi prestigiosi come la Biennale di Venezia nei padiglioni nazionali (2011-2013) e a MANIFESTA12 (2018). Nel 2017 ha ricevuto il Premio ICOMOS-UNESCO per la sua abilità nel fondere l’antico e il contemporaneo. Le sue opere recenti includono installazioni simboliche in luoghi iconici, come La Spirale della Vita a Palermo (2018), Il Giardino di Zyz a Matera (2019) un’installazione interculturale a forma di mano di Fatima nella logica che tutto è uno, e L’Uomo Quantico ad Agrigento (2021). Nel 2023 ha installato a Roma L’Incontro Simbolo di Pace installazione dedicata alla pace nel primo anniversario della guerra in Ucraina. Nel 2024 ha esposto a Roma I Diòscuri tornano a Roma, installazione di 11 sculture e sempre con un’installazione di 11 sculture ha esposto a Forte dei Marmi Risveglio. Il suo ultimo progetto Linee dell’Invisibile a Baku, Azerbaijan, è una mostra personale con 39 opere al Heydar Aliyev Center disegnato da Zaha Hadid.
Le Opere
