Università Cattolica del Sacro Cuore

di Francesco Berlucchi

Da Tokyo a Tokyo. Dalle Olimpiadi del 1964 a quelle del 2020. Rimandate, a causa della pandemia, a questa estate. Proprio come le prime Olimpiadi di Tokyo. Anzi, le prime di tutto il continente asiatico, che avrebbero dovuto tenersi nella capitale giapponese nel 1940, ma non furono mai disputate a causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Furono recuperate 24 anni dopo: nel 1964, appunto, quando inizia questo viaggio, lungo 57 anni, che fa tappa all’Università Cattolica. Qui, a partire dal Centro accademico sportivo Rino Fenaroli recentemente ristrutturato, si sono formate intere generazioni di studenti-atleti; e da qui, negli ultimi giorni, quattro studenti sono partiti per Tokyo per rappresentare l’Italia – e la Cattolica – ai Giochi olimpici.

A raccontare delle Olimpiadi di Tokyo ’64, ma soprattutto di cosa significasse volare dall’altra parte del mondo a metà degli anni Sessanta lasciando la Milano del Mago Herrera e del Paròn Rocco per raggiungere «un mondo nuovo», è Ennio Preatoni. Lui, che di quelle intere generazioni di studenti-atleti è stato docente proprio al Fenaroli, e che nella capitale giapponese ha disputato la sua prima Olimpiade, 57 anni fa a Tokyo arrivò fino in finale nella 4x100, in una staffetta entrata nel mito con Livio Berruti, Sergio Ottolina e Pasquale Giannattasio.
 


Da allora, è quasi impossibile tenere le tracce di tutti gli studenti della Cattolica che, finita la sessione di esami, hanno lasciato i libri per partecipare ai Giochi olimpici. O dei docenti che hanno avuto un passato olimpico. Angelo Sguazzero, Antonio Fusi, Cesare Beltrami, Laura Vernizzi, Liliana Mabel Bocchi, Gabriele Nane Vianello, Ivan Bisson, Carlos D’Aquila, Diego Cattani, Stefania Calegari, Pasquale Camerlengo, Renato Dionisi, Tiziano Gemelli, Silvano Simeon, Stefano Malinverni, Pietro Farina, Barbara Fusar Poli, Marta Pagnini, Elisabetta Preziosa, Camilla Patriarca sono solo alcuni dei tantissimi atleti azzurri che hanno studiato in Cattolica. C’è poi chi ha scelto di frequentare il nostro Ateneo dopo aver conquistato la medaglia d’oro alle Olimpiadi, come Igor Cassina.


Oggi, coniugare lo studio e lo sport ad alto livello è un’impresa possibile. Grazie al programma Dual Career promosso da Cattolicaper lo Sport, che supporta il percorso accademico degli studenti-atleti. I quali, infatti, nelle prime tre edizioni sono addirittura 84 tra le sedi di Milano, Brescia, Piacenza, Cremona Roma, e praticano ben 28 sport diversi: dal calcio, all’atletica, alla pallavolo, al basket fino al tennis tavolo, al nuoto salvamento e al wakeboard, a rappresentare l’intero panorama sportivo.

«Oltre alle borse di studio – spiega Chiara D’Angelo, coordinatrice del programma Dual Career – quello che la nostra Università propone è soprattutto un percorso di tutorship che accompagni gli atleti. Ma è anche l’occasione per stimolare gli studenti a prendersi carico del proprio processo di carriera. Per rendere il percorso universitario più proficuo e arricchente possibile».

Tra questi atleti, che hanno scelto la Cattolica, 21 si sono già laureati. Alcuni hanno anche scelto di proseguire gli studi nel nostro Ateneo. Come Andrea Dallavalle (nella foto), triplista delle Fiamme gialle, che ai Campionati italiani di Grosseto ha staccato il pass per Tokyo con un salto da 17 metri e 35 centimetri. «Questo risultato lo inseguivo da quattro anni con tutto il mio cuore», dice. In altre parole, è la quinta miglior prestazione mondiale dell’anno e la migliore al mondo tra gli Under 23. E infatti, ai Campionati europei U23 di Tallinn Andrea si è appena laureato campione europeo U23, grazie a un salto – il terzo – di 17,05 metri. Lui, studente di Economia aziendale a Piacenza, è già pronto a iscriversi alla magistrale in Banking and Consulting. Ma prima, il sogno olimpico.

Se quelle di Tokyo per Andrea saranno le prime Olimpiadi, Cristina Chirichella è la nostra veterana. Il capitano della Igor volley, studentessa di Scienze motorie a Milano, a soli 27 anni con Novara ha già conquistato scudetto, Coppa Italia (3 volte), Supercoppa italiana e Champions League. Dopo aver indossato la medaglia d'argento al campionato del mondo 2018 e quella di bronzo al campionato europeo 2019, entrambe conquistate da capitano della Nazionale azzurra, quest’anno è prontissima ad affrontare la sfida olimpica. Con una squadra, quella del ct Davide Mazzanti, che ha tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo. Di più, meglio non dire. «Con una buona dose di scaramanzia» aggiunge lei, che racconta: «Questa non sarà un'Olimpiade normale, ma viene vissuta come un barlume di speranza e di riavvicinamento alla pratica sportiva. Un nuovo inizio di quotidianità».

Come spiega il professor Giorgio Simonelli, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo: «L’auspicio è che insieme con il grande pubblico non sparisca anche il luogo dell’avvenimento, che l’edizione 2020 non diventi un’edizione virtuale, ridotta alla sua riproduzione televisiva, priva di radicamento nel contesto della città prescelta. Le città nella storia dei Giochi olimpici sono sempre state un elemento essenziale, ricco di significati, sia nel loro aspetto paesaggistico e urbanistico sia per la loro storia, per il loro valore simbolico». «Al di là del valore delle prestazioni, dei risultati tecnici, dello spettacolo agonistico - aggiunge - il compito fondamentale di questa delicata edizione nipponica sarà quello di dare all’Olimpiade un significato altrettanto forte nella storia del nostro tempo».    

La stessa scaramanzia di Cristina l’ha usata, fino alla notizia della sua convocazione, Giacomo Carini (nella foto). Appena laureato in Economia aziendale a Piacenza e principe dei 200 farfalla, il nuotatore della Vittorino da Feltre e delle Fiamme gialle è stato scelto dal ct Cesare Butini dopo la buonissima prestazione al trofeo Sette Colli. «Arrivare alle Olimpiadi è il sogno di tutti gli atleti», dice. Intanto, allenarsi con Federica Pellegrini è servito molto al nuotatore piacentino, che non ha dubbi: «Il progetto Dual Career per me è stato sensazionale. Permette il connubio tra sport e studio. Quello che ho imparato nello sport mi ha aiutato molto nel percorso accademico, penso soprattutto all'organizzazione. I sacrifici ci sono, ma quando uno vuole raggiungere un obiettivo, sono sacrifici voluti».

Così come sono serviti gli sforzi di Giulia Rulli, la quarta studentessa-atleta della Cattolica pronta per Tokyo, ala della Nazionale italiana di basket. Nel 2018, Giulia ha conquistato il Mondiale Fiba 3x3 a Manila e ha ricevuto il collare d'oro al merito sportivo, la massima onorificenza del Coni. «Quando frequentavo il liceo classico – scrive sul suo profilo Instagram – alcuni professori mi dicevano che non avrei mai potuto diplomarmi e allo stesso tempo giocare ad alto livello. Ho subito due infortuni gravi in quegli anni, dai quali mi sono ripresa con otto ore di fisioterapia al giorno, senza smettere di studiare per il debito di greco. Ho preparato la maturità in ritiro con la Nazionale. Al di là di quello che io possa aver vinto nello sport, tra i miei successi personali più grandi rientra il fatto di essere riuscita a conseguire due lauree, di frequentare un master di secondo livello in Sport e Intervento Psicosociale all'Università Cattolica e di essere riuscita a coniugare le mie passioni, senza abbandonare mai lo studio. La Dual Career è troppo importante per un atleta perché qualcuno possa dirci “non puoi”».

Lo sport – ne abbiamo parlato anche nel podcast Sport Power, che in otto puntate racconta gli intrecci tra le relazioni internazionali e lo sport attraverso interviste con atleti, professionisti e docenti – non smette mai di regalarci storie grandi. Queste sono quelle di Andrea, Cristina, Giacomo e Giulia. Quattro atleti che hanno scelto di studiare. Quattro studenti che sognano l’Olimpiade a Tokyo, proprio come Ennio Preatoni in quel lontano 1964. Andrea, Cristina, Giacomo e Giulia, l’Università Cattolica tifa per voi.

Leggi, guarda e ascolta il web reportage su CattolicaNews (Berlucchi, Cliti, Nardi, Aprea)


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