Università Cattolica del Sacro Cuore

di Mattia Cavalleri

 

Elisabetta Sirto è una studentessa-atleta dell’Università Cattolica di 23 anni, che pratica Kung Fu da quando era piccola: l’avvicinamento a questa disciplina è avvenuto grazie a suo padre che è anche il suo maestro.

Prima di lei anche il fratello maggiore ha intrapreso questo percorso e quest’estate tutti e tre hanno rappresentato il nostro Paese ai World Kung Fu Championship ad Emeishan in Cina, l'evento ufficiale a livello mondiale di questo sport, ospitato dalla Federazione Internazionale di Wushu.


Durante questa competizione, Elisabetta ha portato a casa un oro e un argento, anche se lei stessa, durante l’intervista, ha tenuto a precisare che nella classifica ufficiale il suo nome figurava al secondo e al terzo posto, ma grazie a un calcolo in percentuale è riuscita ad ottenere queste due medaglie.

Ora Elisabetta frequenta il secondo anno del corso di laurea magistrale in Scienze Motorie e, da quando ha iniziato l’Università Cattolica, è nel programma Dual Career nato con lo scopo di favorire le condizioni necessarie per rendere l’impegno sportivo agonistico sempre più conciliabile con la carriera universitaria degli studenti-atleti.

Durante questa intervista ha voluto raccontarci quello che per lei significa il Kung Fu e quello che vorrebbe diventare in futuro, una volta conseguita la laurea.

Ciao Elisabetta! Non tutti conoscono questa disciplina. Ci spieghi come funziona il Kung Fu?

Il Kung Fu si divide in 2 parti: una parte riguarda il combattimento e si chiama Sanda. L’altra parte invece è quella tecnica e si chiama Taolu: si entra da soli, si fa la propria esibizione - di solito sono sequenze che imitano gli animali - e una giuria dà il punteggio. Questo è quello per cui ho vinto le due medaglie questa estate. Poi ci sono anche discipline con “armi” e io ho scelto l’alabarda. Questo è un Kung Fu più tradizionale in cui hanno una componente importante anche le espressioni facciali o il modo di vestire.

Il Kung Fu potrà diventare parte del tuo lavoro?

Non lo so, ma al momento non è il mio obiettivo principale. Adesso mi sta piacendo tanto il campo riabilitativo, quindi vorrei fare qualche esperienza in uno studio e più avanti aprirne uno mio, però sono aperta a qualunque possibilità. Ho avuto anche la possibilità di lavorare nella Bebe Vio Academy, a contatto con persone affette da disabilità e anche questo è un ambito che mi piace tanto. Ho fatto lì il tirocinio in triennale e poi mi hanno assunta come coach di atletica e attualmente lavoro ancora lì.

Questo sport ti ha formata anche nella vita fuori dalla competizione?

Sì, mi ha aiutata tantissimo. Sia dal punto di vista caratteriale, sia dal punto di vista organizzativo, perché sin da piccola ono stata abituata a tornare a casa, studiare e poi andare agli allenamenti, quindi ho dovuto imparare ad ottimizzare al massimo il tempo a disposizione. In più, anche come formazione: grazie a questo sport ho potuto visitare tantissimi posti, ad esempio per ultimo la Cina. Quindi per me è un’esperienza di vita che, fino a questo momento, ha ripagato tutti i miei sforzi e sacrifici, anche se non in termini economici, ma appagandomi interiormente.   

Come si svolgono le gare? C’è un’alta componente femminile?

Le gare sono divise per età e sesso. Quindi io ho partecipato ai seniores femminili. Sicuramente ci sono più maschi che femmine, però eravamo tante, circa 18/19 e, considerando che queste erano le migliori selezionate dal proprio Paese, è stata una bella competizione.  

Ti è servito entrare nel Programma Dual Career e come ti ha aiutato?

Il Programma Dual Career mi ha aiutato tanto, soprattutto per quanto riguarda le presenze, ad esempio quando ci sono lezioni di sabato o venerdì, avendo le gare in trasferta in giro per l’Italia, si parte anche in quei giorni. Avere la possibilità di poter sfruttare queste agevolazioni, mi ha aiutato molto.  Infatti, Elisa (Guidotti, psicologa e tutor del Programma) è stata una delle prime persone che ho ringraziato nel momento in cui ho vinto le medaglie quest’estate.

Ti puoi ritenere soddisfatta del tuo percorso svolto in Università Cattolica?

Mi è piaciuto molto il percorso che ho fatto in Università e sono contenta di aver scelto la Cattolica. Uscita dalle superiori non ero sicura del percorso da intraprendere perché avevo paura di imitare mio fratello e volevo fosse una scelta mia. Ho preso in considerazione ingegneria o scienze della formazione, ma alla fine mi sono convinta che fosse questo il percorso giusto da intraprendere e sono contenta di averlo fatto.

Un giorno pensi di iniziare ad insegnare il Kung Fu ai bambini? Adotterai lo stile di tuo padre per l’insegnamento?

Già un po’ insegno ai bambini. Ho iniziato il tirocinio con i bambini dell’asilo. Ho cambiato un po’ l’approccio utilizzato da mio padre con me, che era molto più rigoroso. Io invece ho iniziato ad aggiungere un po’ di più la componente del gioco, anche perché sono cambiate le generazioni. Io, comunque, mi ricordo che da piccola mi divertivo, solo adesso guardando da fuori mi accorgo che probabilmente bisogna farli divertire di più.  

 

 

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