Università Cattolica del Sacro Cuore

di Emmanuele Michela 

Tennis o avvocato? Francesca Falleni è pronta per una nuova pallina
I volti della Dual Career 

Si è laureata in giurisprudenza ad aprile, e ora Francesca Falleni ha in mano la prossima pallina da battere della sua vita. Tennis o avvocato? «Non vorrei rimandare troppo l’inizio della mia attività lavorativa, ma pure andare avanti a fare sport per bene». C’è ancora tanto da giocare, insomma, sia in un campo che nell’altro. «Mi piace questo sport perché la vita è così: sei da solo a combattere, hai sempre qualcuno che ti aiuta e ti sostiene ma poi devi cavartela con le tue forze», aggiunge la giovane, che ha appena concluso il suo ciclo di studi all’Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi in diritto penale. 

Milanese di nascita («ma mio papà è toscano e mia mamma veneta»), Francesca gioca a tennis da quando aveva 4 anni, ed è cresciuta nei circoli milanesi Gardanella di Peschiera Borromeo e Junior Tennis Milano (dove milita tutt’ora), con un passaggio anche al Milano Tennis Academy. «Nella mia crescita umana e sportiva sono stati fondamentali i miei genitori, che hanno sempre creduto che potessi fare del mio meglio», racconta oggi, reduce dal periodo più complesso della sua vita: nel 2024, quando era all’apice della sua carriera, un brutto infortunio l’ha tenuta fuori dai campi di gioco per tanti mesi. «A luglio ero stata in Sudamerica per un mese di tornei, e in Argentina avevo maturato i primi punti WTA». Poi la rottura del crociato: «È stato terribile. Sto riprendendo ora a fare partite, spero di riuscire presto a giocare nuovamente in match internazionali. Il mio sogno, ora è proprio questo: tornare a giocare tornei di alto livello in giro per il  mondo».  

Se non altro, in questi mesi è arrivata la laurea a strapparle un sorriso: «È stata un’emozione enorme, coronamento di un percorso tosto. La fortuna è che giurisprudenza non ha frequenza obbligatoria, così in questi anni ho potuto tenere un ritmo abbastanza regolare: ogni mattina mi allenavo dalle 10 alle 12, per poi andare in università alcune ore e tornare nel tardo pomeriggio in campo. Ci sono chiaramente dei periodi dell’anno più liberi, ad esempio l’inverno, per poi dalla primavera avere tornei e gare sino a luglio». Parla, e sa che dovrà scegliere tra un po’ a cosa dedicarsi. Ma non ora: intanto si gode il rientro in campo dopo l’infortunio, i tornei che torna a frequentare, ma pure le fisioterapie, gli allenamenti, la palestra. E la domanda sulla sua carriera professionale. «Sarebbe bello trovare uno studio che mi permetta di lavorare ma anche di continuare ad allenarmi. Chissà. Dal punto di vista mentale so di soffrire un po’ di fragilità, e in questo ho sempre cercato l’aiuto di psicologi dello sport o mental coach, ma ora ho maturato una forte convizione di credere in ciò che riesco a fare. Con una certezza: nella vita ogni punto è a sé. Se sbagli, ci sarà sempre una nuova pallina da giocare, proprio come nel tennis». 

 

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