Le loro voci sono familiari tanto quanto le gesta dei campioni che raccontano. Perchè è attraverso queste voci che lo sport in Tv regala emozioni uniche. Pierluigi Pardo, Francesco Pancani, Antonio Raimondi, Massimiliano Ambesi ed Elena Pero sono solo alcuni dei volti più conosciuti della telecronaca sportiva, che accompagnano gli appassionati nello spettacolo del calcio e del tennis, nel fascino del ciclismo e degli sport invernali, nell’agonismo del rugby.
I temi dell'incontro
Sono stati protagonisti dell’evento "Diamo voce allo sport", promosso da Cattolicaper lo Sport e dedicato a tutti gli studenti e ai partner della piattaforma di eventi, servizi e programmi formativi a favore di Società e Istituzioni sportive.
Tra i temi messi sotto la lente da Giorgio Simonelli, docente di giornalismo radiofonico e televisivo, l’effettiva utilità di un narratore che accompagna la visione dello sport, il rapporto tra valorizzazione del prodotto e sincerità verso i telespettatori e la figura complementare della seconda voce.
I protagonisti dello sport
Per Antonio Raimondi, di Discovery-Eurosport, icona giornalistica della palla ovale, «l’importante è sempre ricordarsi che i protagonisti devono essere gli atleti, coloro che lottano in campo. Certamente però negli sport cosidetti minori i telecronisti hanno la possibilità di influenzare il gergo sportivo. Come quando io e Vittorio Munari (il commenrtatore tecnico, ndr) abbiamo raccontato del grillo-talpa su richiesta del figlio di Vittorio. Alla fine.. tutti parlavano del gesto tecnico del grillo-talpa. Perfino nei centri tecnici federali».
Un bagno di umiltà condiviso da tutti i telecronisti al tavolo. Oltre a ricordare che il compito del giornalista consiste nel dare informazioni che a casa non si possono avere facilmente, la voce Rai del ciclismo Francesco Pancani ha invece offerto una versione interessante del rapporto tra prodotto e telespettatori: «Oggi è impensabile mentire, quindi non si può decantare come entusiasmante un evento noioso. Nel mio caso è però fondamentale la conoscenza del paesaggio, che in tempi così dilatati offre vaste possibilità di narrazione in momenti statici delle corse».
I trucchi del mestiere
Una preparazione che traspare anche dalle parole di Massimiliano Ambesi, che in occasione delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang si è confermato un’eccellente guida per gli sport invernali targati Eurosport: «Spesso è complicato trovare un equilibrio tra gli inevitabili tecnicismi e le immagini, ma il gioco si bilancia tra passione e onestà intellettuale. Nei cosiddetti “momenti morti” si può ricorrere agli aneddoti oppure segnalare dettagli che raramente sfuggono al regista. Non a caso, le cose più interessanti della mia carriera le ho fatte quando le voci sono aumentate fino ad essere addirittura in tre in telecronaca. Ovviamente, è sempre il feeling che si crea tra queste voci a fare la differenza».
Le seconde voci sono state sperimentate per la prima volta nel tennis, lo sport per il quale Elena Pero realizza le telecronache su Sky Sport: «Il contributo di un ex atleta è fondamentale. Se poi è giovane, può fornire visioni e aneddoti di quelli che solo qualche anno prima sono stati suoi avversari. Per quanto riguarda invece la telecronaca dal luogo dell'evento o via cavo, il tennis si vede bene in tutti e due i modi. Ed è una fortuna che non tutti gli sport hanno. Ma essere sul posto aiuta a cogliere tante sfumature che ti consentono di non dire inesattezze.Se non si è sul campo, è importante aver già vissuto direttamente l’evento che si racconta almeno una volta».
Il calcio tra Var e Mondiali (senza la Nazionale italiana)
Un lavoro.. fisico
Per concludere, l’inevitabile domanda sui tormentoni caratteristici dei telecronisti. Più che emblematica in questo caso la risposta di Pierluigi Pardo, una delle voci più conosciute del calcio targato Mediaset Premium: «Ritengo che siano utili per crearsi uno stile proprio, sempre senza sovrapporsi agli atleti che sono i veri protagonisti. Detto ciò, non bisogna però cadere nella tentazione di diventarne schiavi. Il telecronista fa un lavoro fisico: c'è un tono, c'è un ritmo. La telecronaca è una specialità e chi la fa deve raccontare quello che vede, per rendere l'esperienza televisiva sempre più emozionante».
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