Università Cattolica del Sacro Cuore
Comunicazione e marketing

«Il progetto Dual Career per me è stato sensazionale, ha permesso il connubio tra sport e studio. Quello che ho imparato nello sport mi ha aiutato. I sacrifici sono tanti, ma quando si vuole raggiungere un obiettivo sono voluti».

Giacomo Carini, finalista ai campionati Europei di nuoto Budapest 2021

di Luca Aprea 

Giornata dedicata allo sport all'Open Week Master & Postlaurea dell'Ateneo. La crescita, la passione e soprattutto il futuro della comunicazione in quest'ambito, così popolare, sono stati al centro del webinar che ha visto confrontarsi il telecronista Sandro Piccinini, il portiere dell'Inter Daniele Padelli, il nuotatore Giacomo Carini, studente dell'Ateneo neolaureato in Economia aziendale presso il campus di Piacenza e il direttore didattico del Master Comunicare lo SportPaola Abbiezzi. A moderare il dibattito il giornalista Francesco Berlucchi.

«Lo sport è per sua natura comunicazione – ha detto introducendo il dibattito Paola Abbiezzi - la prestazione di per sé è già un atto comunicativo e non è un caso che le gesta degli atleti siano, da sempre, uno dei temi principali delle narrazioni».

«Il comunicatore è un ruolo delicato – ha spiegato Sandro Piccinini - anche perché deve essere in grado di trasmettere i valori dello sport. Saper accettare una sconfitta, gestire una vittoria, rispettare le regole, gli avversari e gli arbitri. Coltivare una sana ambizione. Noi professionisti in questo senso abbiamo una grande responsabilità, perché il nostro è un palcoscenico enorme seguito da tantissima gente, soprattutto giovani, e che ha una cassa di risonanza infinita».

 

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«Non conosco scuola migliore dello spirito sportivo – ha aggiunto – Guardate per esempio come ha accettato, nonostante le enormi pressioni, Pep Guardiola la sconfitta nella finale di Champions League con il suo, favorito, Manchester City: il bacio alla medaglia del secondo posto, che di solito tutti si sfilano, è un messaggio educativo molto alto. Un altro caso lo abbiamo visto qualche giorno fa durante gli Europei in corso in occasione del drammatico malore in campo di Christian Eriksen. La foto che ritrae tutta la squadra attorno al numero 10 danese dimostra l'unione di un gruppo che si stringe a difesa di un compagno, un'immagine dall'alto valore simbolico».

Sui valori si è soffermato anche il portiere Daniele Padelli, fresco campione d'Italia con l'Inter e pronto da luglio ad affrontare una nuova sfida con la maglia dell'Udinese: «Nel calcio, ma non solo, bisogna scegliere l'idolo giusto perché molti possono portare esempi sbagliati. Non tutti sono modelli totalmente positivi, la comunicazione è importante, a patto che si racconti in un certo modo: una narrazione che spinge la figura del calciatore come più “figo” rispetto al resto delle persone e come fine principale la ricerca dei follower sui social è sbagliata».

E uno dei valori cardine dello sport è la capacità di sacrificarsi e di non abbattersi davanti alle difficoltà, come ha spiegato molto bene Giacomo Carini (nella foto): «Sono arrivato agli Europei di Budapest in un momento di non grandissima forma, non riuscivo a fare i miei tempi. Il fatto di essere tornato sotto 1':56'' sono la prova che i sacrifici rendono. Quando tutto va male pensi che questa sia davvero una frase fatta ma te ne rendi conto solo quando superi un momento difficile. Cambiare qualcosa serve sempre. Il sogno di un atleta è sempre quello di partecipare a un'Olimpiade. Tra poco ci sarà il Trofeo Sette Colli, è la mia ultima occasione per dimostrare il mio potenziale per meritare di essere convocato e strappare un biglietto per i Giochi».

A essere incalzato dalle tantissime domande arrivate dai social è stato soprattutto Sandro Piccinini, a dimostrazione di quanto sia tuttora uno dei più amati (e imitati) telecronisti.: «Deve sempre esserci un'accurata preparazione di fondo – ha detto soffermandosi sull'evoluzione del racconto sportivo – nel rispetto di chi ci sta guardando e di chi scende in campo. Non deve essere un'occasione autoreferenziale per mettersi in mostra e sostituirsi agli atleti che sono i veri protagonisti dell'evento. Il telecronista deve mettersi completamente al servizio dell'evento mentre invece – come spesso accade – purtroppo a volte lo sovrasta. La tecnologia – ha aggiunto – ha migliorato tantissimo il prodotto che si è arricchito molto: adesso c'è la seconda voce, il moviolista, il bordocampista. E effettivamente forse è un po' troppo, fare un passo indietro potrebbe non essere un male».

 

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Infine una battuta sul futuro del mercato tv: «Si sono create delle situazioni che solo alcuni anni fa erano impensabili. Amazon ha acquistato i diritti della Champions League e del campionato francese e pensa di sbarcare in Italia con una propria redazione. Dazn è sempre più importante e attenzione anche a Facebook. Netflix ha preso i diritti della Champions per la Francia. Il mercato si allarga, spesso questo è un bene perché si punta sui giovani ma è importante ricordare come il lavoro meriti rispetto, spesso ci si approfitta dell'entusiasmo dei ragazzi che vogliono fare questo mestiere. Ed è cambiato anche il business: se prima una pay tv faceva pagare 100 per avere 5 milioni di abbonati adesso il modello si è capovolto, si punta a far pagare 10 ma per ottenere 50 milioni di abbonati. E chi parla di crisi della tv sbaglia perché è vero il contrario; adesso, grazie ai nuovi mezzi digitali, la tv raggiunge nuovi pubblici in ogni contesto e situazione».

Nel corso del webinar si è anche affrontato il tema della formazione degli atleti: «Mai sentirsi arrivati – ha ricordato Padelli – è sempre tutto un punto di domanda. Ho cercato di andare oltre il calcio per prepararmi un fururo al termine della mia carriera. Mi sono diplomato, non è molto, lo so, ma nel nostro mondo non è così scontato. Se si studia qualcosa di attinente rispetto a quello che si fa, e penso allo sport, penso possa essere utile perché se si riesce ad aumentare le piccole conoscenze, esperienze, la somma del tutto è sicuramente migliore. Se avessi studiato subito e non verso la fine della mia carriera forse su alcuni aspetti, penso per esempio all'alimentazione e alla psicologia, il mio rendimento sarebbe stato sicuramente migliore».

«Il progetto Dual Career per me è stato sensazionale – ha ricordato Giacomo Carini - permette il connubio tra sport e studio. I sacrifici ci sono, ma quando uno vuole raggiungere un obiettivo sono voluti. Quello che ho imparato nello sport mi ha aiutato molto nel percorso accademico. Penso soprattutto all'organizzazione. Come una gara non si può preparare una settimana prima così avviene anche nello studio per un esame. Serve tempo e metodo».

Perché alla fine, come ha ricordato in chiusura Sandro Piccinini «è la passione che alimenta tutto. Studiate, studiate e...studiate perché se c'è la passione si fa tutto con un altro spirito. Non pensate di trovare scorciatoie, lo studio quando se ne apprezza l'importanza assume tutto un altro valore, ci si appassiona. È un periodo, utile, della vostra vita che non dimenticherete mai. Godetevelo».


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