
Quasi gol
Due tra le più grandi passioni degli italiani, il calcio e la televisione, sono protagoniste di questo libro. Giorgio Simonelli ricostruisce la storia dalle prime trasmissioni sportive fino ai giocatori superstar. Leggi l'estratto.
di Elena Vagni
La scorsa lezione del modulo Culture ed etica dello sport del master coordinato da Paola Abbiezzi Comunicare lo sport dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha offerto uno sguardo ravvicinato su ciò che sostiene, nel tempo, una carriera sportiva condivisa. A introdurre gli atleti Rebecca Ghilardi e Filippo Ambrosini è stata la docente Paola Vago, che ha sottolineato il valore dell’approccio multidisciplinare: «Il nostro docente Artina rappresenta le scienze motorie moderne; come lo sport oggi sia contaminato da diversi aspetti dell’atleta persona e del contesto in cui è inserito».
Il dialogo si è subito aperto con Matteo Artina - docente al corso di laurea in Scienze motorie e dello sport e preparatore atletico - che ha inquadrato il ruolo della comunicazione: «Lo sport deve tanto alla comunicazione, negli ultimi anni la narrativa sportiva si è evoluta, raccontando la persona dietro all’atleta oltre che l’atleta». Quasi in risposta, la storia personale dei due pattinatori sul ghiaccio ha preso forma. «Quest’anno è il decimo anno che ci teniamo per mano sul ghiaccio», ha ricordato Rebecca quasi emozionata nel ripercorrere i momenti che sin dalle prime battute ha riportato il racconto all’inizio della loro carriera.
Durante l’intreccio delle loro voci quasi a sovrapporsi, vengono rievocate le fatiche e i momenti determinanti del loro percorso, come le Olimpiadi di Pechino: un’esperienza segnata dal contesto pandemico ma anche un riferimento futuro. «Terminate le Olimpiadi ci siamo chiesti cosa volessimo fare. Noi atleti lavoriamo per quadrienni sportivi: ci siamo detti che l’obiettivo era tornare alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026», ha continuato Rebecca.
Grazie alle domande degli studenti incuriositi dalla loro storia, Filippo, riporta indietro il nastro fino all’inizio di tutto: «Dieci anni fa stavo per smettere». La fine con la precedente partner aveva aperto un momento di incertezza, risolto grazie al consiglio degli allenatori di osservare una gara di Junior a Torino «Ho notato Rebecca era quella che mi sembrava più idonea per come ero io».

Da quel momento è iniziato il nostro percorso, insieme a uno staff che nel tempo si è ampliato e a cui abbiamo aggiunto componenti. «Ci siamo circondati di persone che ci facessero crescere, andando a maturare come singoli e come coppia di atleti», ha spiegato Filippo.
La figura dello psicologo, raccontano, è diventata cruciale per la loro maturazione sia insieme, sia singolarmente. «La persona e l’atleta non sono due cose distinte», ha affermato Rebecca, evidenziando l’importanza del supporto professionale psicologico che li segue. «Quando la testa non c’è, il fisico non ti segue», ha aggiunto Filippo, confermando come la componente mentale sia una delle chiavi per affrontare allenamenti e competizioni. Il risultato è una percezione condivisa anche degli errori: «Sono errori insieme, non c’è uno che sbaglia e l’altro no», ha spiegato Rebecca.
La prospettiva di Artina si intreccia a questo racconto; la performance come risultato di un lavoro condiviso, di un sistema costruito intorno agli atleti stessi approfondendo il suo ruolo per la preparazione fisica adeguata costruita con equilibrio e ascolto di atleti e allenatori: «Il mio compito è aumentare la loro prestazione fisica non riducendone quella tecnica… loro mi trasmettono suggestioni e io ho il compito di trasformarle in allenamento».
Il tema della comunicazione ha fatto poi da filo conduttore. Se Artina ne sottolinea il cambiamento nel panorama sportivo, Rebecca ne richiama il valore direttamente dal punto di vista dell’atleta: «Noi desideriamo comunicare qualcosa a chi ci guarda; sta poi a voi, a chi comunica, saperlo anche trasmettere». In un invito rivolto proprio a chi si prepara a raccontare lo sport.
«Condividere gli allenamenti e la prestazione della gara è qualcosa di meraviglioso», concludono gli atleti.
Una trama contaminata da diversi aspetti rivela come la dimensione personale, tecnica, fisica e comunicativa oggi convivano in modo inscindibile all’interno dello stesso percorso sportivo.

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Presso l'Università Cattolica sede di Brescia, un incontro all'insegna della comunicazione e dello sport con Andrea Zorzi. Al regista Borraccetti il compito di spiegare come si costruisce un documentario sportivo.

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