Università Cattolica del Sacro Cuore

Tornare a desiderare: la ricetta per contrastare il fenomeno NEET


Se vuoi costruire una barca non devi mettere gli uomini a tagliare la legna ma insegnargli il desiderio per il mare vasto e infinito. Questo famoso detto di Antoine de Saint-Exupéry aiuta a capire meglio i risultati di “Intercettare i NEET: strategie di prossimità”, l’ultima ricerca condotta dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori e commissionata dal Ministero per le Politiche Giovanili sull’allarmante fenomeno dei giovani che non stanno né studiando né lavorando. Una condizione che non si risolve solo con corsi di formazione ma soprattutto aiutando chi vi si trova a ritornare a desiderare, a non perdere autostima e fiducia nei propri mezzi. E per fare questo occorrono reti educative, comunità, sinergie tra le tante realtà che operano nel mondo dei giovani: istituzioni, scuola, Terzo Settore.

Lo studio è stato presentato dalla professoressa Elena Marta in un webinar moderato dal professore Alessandro Rosina a cui hanno partecipato il Ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, la prorettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Antonella Sciarrone Alibrandi, il segretario dell’Istituto Enrico Fusi e stakeholder come Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa Depositi e Prestiti e gli organizzatori della petizione #UnoNonBasta, volta ad aumentare i fondi del PNRR da destinare al mondo dei giovani.

Secondo gli ultimi dati Istat disponibili sono circa 2 milioni e 100mila i ragazzi italiani in questa condizione. E l’Italia è fanalino di coda europeo con una incidenza di giovani che non studiano e non lavorano tra i 20 e i 34 anni, superiore di circa 12 punti percentuali rispetto alla media europea (29,4% contro 17,6%). Ma il problema evidenziato dallo studio condotto dai docenti dell’Università Cattolica paradossalmente non è l’assenza di mezzi e attività per fronteggiare questa emergenza bensì la mancanza di organicità, di una regia che le riunisca e che le possa indirizzare nel modo migliore. Lo studio, condotto nei comuni di Bari, Genova, Giugliano in Campania e Torino evidenzia l’importanza del contesto e del territorio sui bisogni dei NEET: le diseguaglianze aumentano e si configurano a seconda delle opportunità presenti nei luoghi dove questi ragazzi vivono e soluzioni identiche per tutta Italia non saranno mai utili.
 

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"Ricerche come queste devono essere usate come base per calibrare meglio gli interventi della politica - conferma il Ministro Dadone. Ci sono tanti fondi attivi e buone pratiche sul territorio ma sono sparpagliate e poco note. Noi abbiamo provato a intervenire con il portale Giovani 2030, che fa da aggregatore per tutte le offerte attivate dai ministeri su siti spesso poco navigabili e caratterizzati da un linguaggio burocratico. Ora serve che tutte le parti si siedano attorno a un tavolo per capire come mettere a terra gli interventi che suggerite con questo studio. Se non cogliamo questa sfida in termini di investimento positivo e continueremo a raccontare l’Italia come un paese non adatto ai giovani difficilmente riusciremo ad avere riscontri positivi. Noi Istituzioni, dobbiamo far capire ai ragazzi che sono parte integrante della società, non categorizzarli come il futuro, bensì il presente, l’attuale, l’oggi".

"Un elemento trasversale emerso dai nostri dialoghi con ragazzi, esperti dei territori e operatori del settore è la scarsa conoscenza degli strumenti che lo Stato mette a disposizione come Garanzia Giovani - sottolinea la prof.ssa Elena Marta (membro del tavolo Cattolicaper il Terzo Settore) - e per gli enti locali la difficoltà maggiore è riuscire a intercettare e agganciare i giovani. Molti di loro hanno raccontato di svolgere attività lavorative in nero, spesso sottopagato e poco qualificato, che difficilmente abbandonano per attività formative, considerate un passo indietro nella propria vita".

Uno dei casi affrontati durante il webinar sono i bandi NEETWork, attivati da Fondazione Cariplo tra il 2016 e il 2021 per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di NEET tra i 15-24 anni: "La prima campagna è stata condotta solo su Facebook mentre la seconda è partita su TikTok e Instagram - racconta la vicepresidente della fondazione Valeria Negrini. Le modalità di aggancio devono parlare la lingua dei giovani e le offerte formative devono aiutare a ricreare desiderio in coloro che le frequentano. Abbiamo cercato di costruire alleanze diversificate con le agenzie per il lavoro e la scuola per coprire meglio tutte le realtà delle province lombarde. Spesso per questi ragazzi la distanza è un limite invalicabile: uno stage a 15 kilometri di distanza da dove vivono è irraggiungibile".

Nelle interviste e nei focus group che hanno caratterizzato le tre fasi della ricerca è stata più volte sottolineata l’importanza della dimensione relazionale. Lo studio dimostra l’importanza di avere reti che riescano a coinvolgere enti, istituzioni, scuole e giovani stessi: "I NEET non sono tutti uguali, spesso sono ragazzi cresciuti in contesti di fragilità - conferma Elena Marta - e hanno bisogno di una mano per imparare a costruire relazioni. Tanti di loro hanno indicato nello strumento del 'gruppo' una grande palestra per sviluppare la propria dimensione relazionale. Hanno bisogno di comunità che li accolgano".

Simone Romagnoli, rappresentante di #Unononbasta conferma: "Occorre animare comunità educanti, che accompagnino i bambini dalla nascita. Affrontare questo tema con ragazzi di 18 anni non basta, è troppo tardi. Tali comunità devono essere trasversali e pervadere il mondo dello sport, della musica e della scuola. E occorre insistere sul supporto psicologico: ogni NEET che smette di sognare è un pezzetto della ricchezza del paese che scompare".

Fonte: Cattolica News
 

 

 

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