Università Cattolica del Sacro Cuore

È venerdì pomeriggio, la primavera finalmente si fa sentire e la voglia di weekend non lascia spazio a dubbi negli occhi degli studenti che popolano i chiostri dell’Università Cattolica. Un gruppetto si ferma improvvisamente di fronte alla Cappella del Sacro Cuore, tra il bar e la libreria. Alcuni ragazzi hanno carta e penna tra le mani, la maggior parte impugna uno smartphone. Scattano foto, molti selfie. Tra loro, spunta Federico Buffa, giornalista, telecronista, storyteller, cantastorie 4.0. Per dirla con Aldo Grasso, «un narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni». A Sky Sport e nei teatri, Buffa ha dimostrato di conoscere tutti gli ingredienti giusti per trasformare una bella storia in un racconto indimenticabile. Questo pomeriggio lo fa al Master Comunicare lo sport, in una lezione promossa da Cattolicaper lo Sport per gli studenti corso dell’Alta scuola in Media, comunicazione e spettacolo (CLICCA QUI per ulteriori informazioni sulle attività del Master).

Un sogno che si avvera

Un maglione a collo alto, la giacca di pelle, gli occhiali da sole tra i capelli. «Avete domande? Sono a vostra disposizione», dice. «Per tutti gli appassionati, Buffa rappresenta un’icona del racconto sportivo: fargli domande e chiedergli consigli preziosi è stata un’occasione irripetibile, unica», commenta Matteo Sartore, uno degli studenti. «È stato un privilegio e un sogno che si è avverato – continua il suo compagno di corso, Giovanni D’Alessandria –, uno dei momenti del Master che più aspettavo fin dall’inizio. Ho visto tutti i suoi speciali dedicati allo sport, sono andato tante volte a teatro, ma mai mi era capitato di vivere un’esperienza simile». «La data di questa lezione era cerchiata da tempo sul calendario – commenta Filippo Mattioli –, un altro studente della seconda edizione del Master. Non mi ricordo di essere mai stato così puntuale a lezione, ma non ero il solo. Mezz’ora prima dell’inizio, eravamo già tutti presenti».

Le storie

Buffa va a braccio. Parla della storia più difficile che ha dovuto raccontare, quella di Muhammad Ali («ho dovuto prepararmi in maniera minuziosa, leggendo 19 libri molti dei quali inediti in Italia, perché parlare di una persona che è stata al centro del mondo per cinquant’anni richiedeva uno sforzo in più»); racconta quella più strana, sul calcio indiano («si rifiutarono di giocare a calcio a causa del pallone, fatto di cuoio, cioè con le mucche che sono animali sacri») e quella che ha sentito più “sua”, Michael Jordan («mi sono messo davanti alla telecamera e ho parlato per settanta minuti senza interruzioni, non ho mai voluto vedere i tagli che sono stati fatti per produrre la puntata»).

Come si costruisce un programma televisivo

«L’aspetto che più mi affascina dell’avvocato (come lo chiamano i suoi fan per via della laurea in Giurisprudenza, alla quale seguì l’iscrizione all'Ordine degli avvocati, ndr) è l’incredibile capacità di immagazzinare e fare propria qualsiasi informazione – aggiunge Matteo –, spaziando dalla cultura giapponese all’Nba, dalle difficoltà delle atlete nordcoreane ai primordi del calcio in Italia». «Ci ha spiegato come si prepara un programma televisivo – chiosa Giovanni –, quante persone e quali competenze sono necessarie, ha dato un volto ai lunghi titoli di coda che chiudono i suoi curatissimi speciali sui grandi dello sport. Noi gli abbiamo raccontato alcuni progetti a cui stiamo lavorando durante il Master, ed è stato fantastico ascoltare i suoi consigli». 


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