Università Cattolica del Sacro Cuore

Turismo, risorsa per tutti…anche per il terzo settore

Marco Grumo (*)

Pian piano stiamo ripartendo, con alcune difficoltà ma anche con tanta volontà. Del resto, abbiamo fermato tutto, i nostri spostamenti, le nostre relazioni, i nostri viaggi, passando da una vita di movimento a una davanti agli schermi. 

Il Covid, fermando tutti, ha paralizzato anche il turismo: le prenotazioni degli stranieri, gli aerei e gli aeroporti, le gite scolastiche, gli eventi, i concerti, l’entertaiment; ha fatto chiudere gli alberghi grandi e piccoli, proprio mentre si stavano preparando alla stagione estiva; ha fermato i flussi nelle città d’arte e nei nostri bellissimi borghi, nei musei. Ha mandato in “tilt” il business di molte aziende globali. 

Il turismo da e verso l’estero necessiterà sicuramente di tempi lunghi per ritornare ai livelli pre-Covid: ci sono chiaramente problemi di sicurezza e di fiducia da ristabilire, ma anche di investimenti e di riorganizzazioni da attuare. 

Il presente e il prossimo futuro si giocheranno molto sul turismo di prossimità, e cioè nelle nostre città d’arte, sulle nostre montagne, in campagna, sulla riva dei nostri splendidi laghi e mari. 

Tutti abbiamo voglia di ritornare alla normalità. Il turismo può darci una mano e gli operatori si stanno organizzando al meglio per assicuracelo. Questo perché il turismo è importante non solo per i motivi economici di cui spesso si parla, ma anzitutto perché è riposo, viaggio, riequilibrio psico-fisico, conoscenza, cultura.

Ma c’è bisogno di un turismo differente “dal solito”. Dopo la pandemia si stanno aprendo nuovi scenari. Parlo di un turismo sostenibile, culturale, sociale, religioso, eno-gastronomico, green, all’aperto e nella natura (pellegrinaggi, camminate, bike tourism, camperismo, turismo giovanile, turismo della terza età, ecc). 

Tutto ciò richiede però sostegno, progetti e servizi accessori di qualità, ma anche prezzi accessibili, specie in un momento di crisi economica che sicuramente non durerà poco. 

In questo contesto, il terzo settore può giocare un ruolo decisivo per dare alle persone, ai territori, al Paese, ma anche agli stranieri, una nuova offerta turistica “win-win”, di qualità, ma anche inclusiva, esperienziale, virtuosa dal punto di vista economico, sociale, territoriale e ambientale. Un turismo cioè, meno “prodotto da consumare” e più “esperienza da vivere”, apparentemente forse più “povero”, ma in realtà “più ricco”, perché più vivibile, rilassante, impregnato di relazioni, di conoscenza e di natura. 

Nel terzo settore, e nel mondo religioso, molte proposte e bestpractices ci sono già. Si tratta ora di riscoprirle, perfezionarle, innovarle, comunicarle e portarle “al grande pubblico”, inserendole all’interno di un progetto professionale di “più ampio respiro” e quindi anche più sistemico

È il momento dell’impresa sociale turistica e la nuova riforma del terzo settore potrà risultare molto utile. Agli imprenditori sociali di qualità - grandi o piccoli che siano – non resta che farsi aventi perché il turismo è una ricchezza per il Paese, per i territori, ma soprattutto per tutti noi.

 

(*) Professore di economia aziendale,  coordinatore scientifico di “Cattolicaper il Terzo Settore” e membro di "Cattolicaper il Turismo"

 

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