Università Cattolica del Sacro Cuore

La rete di mobilità dolce delle vie e dei cammini

Quello dei cammini è diventato un tema centrale nel discorso turistico europeo e anche in Italia vi è oggi grande attenzione, ulteriormente alimentata dal 2016 con l’anno giubilare e con l’anno nazionale dei cammini:  lo sviluppo di vie e cammini quali strumenti di conoscenza capillare e ramificata della storia e del patrimonio diffuso dell’Italia sono tra gli obiettivi del nuovo Piano Strategico del Turismo 2017-2022 così come l’adeguamento della rete infrastrutturale per migliorarne l’accessibilità e l’intermodalità con nuove reti della "mobilità dolce”.

Anche molte regioni, come per esempio la Lombardia, hanno puntato sul turismo religioso e la valorizzazione di itinerari artistici e religiosi presenti sul territorio, dalla Via di San Colombano al Cammino dei Monaci, solo per fare qualche esempio.

D’altra parte, quello dei cammini e degli itinerari è un turismo in espansione che trova forza anche nello sviluppo dello slow tourism e di un turismo esperienziale di qualità nei territori che quindi si allarga oltre il turismo della fede per attrarre anche flussi di turismo culturale di qualità.

Conoscere il fenomeno

A fronte però di un crescente interesse per le vie di pellegrinaggio e per i cammini devozionali e di una rinnovata progettualità diffusa a livello territoriale, spesso mancano ancora gli strumenti per una più profonda conoscenza e comprensione del fenomeno nella sua qualità e nei suoi impatti sul territorio.

Che impatto hanno questi flussi turistici? Come è organizzata l’offerta territoriale e come è possibile rafforzarne l’efficacia? Come lo sviluppo di queste reti promuove nuove alleanze a livello locale e sovra territoriale? Quali sfide nel prossimo futuro?

Riflessioni dalla Via Francigena

Proprio per provare a rispondere ad alcune di queste domande e a favorire e incentivare azioni volte alla promozione delle strutture di servizio e dell'immagine delle vie e dei cammini, dieci anni dopo un primo studio,  Paolo Rizzi  e Gigliola Onorato hanno da poco curato la pubblicazione di  un nuovo rapporto dedicato alla Via Francigena “espressione “deponente” della volontà dell’uomo di ritrovare autenticità nelle relazioni e nelle azioni attraverso la semplicità e la lentezza, la solitudine e la povertà” ma anche simbolo di un grande “prodotto”  turistico che a oggi non ha ancora trovato piena concretizzazione.

Si tratta del volume Turismo, cultura e spiritualità. Riflessioni e progetti intorno alla Via Francigena che tra i suoi obiettivi intende anche sensibilizzare l'interesse per iniziative condivise che possano sviluppare un osservatorio nazionale del pellegrinaggio a piedi e valorizzare l'impegno di un volontariato molto diffusa sul territorio italiano.

Un osservatorio in cui far confluire tutte le informazioni relative alla domanda (l'analisi dei flussi e delle loro caratteristiche) e l'offerta (la presenza di strutture ricettive, di ristorazione e complementari, come i beni culturali) potrebbe infatti rappresentare uno strumento efficace per mettere in contatto i due settori di mercato, aumentare la conoscenza della Via da parte del pubblico interno ed internazionale e stimolare dal basso la nascita di nuove imprese turistiche.

"Ciò nella consapevolezza che  itinerari devozionali istituzionalizzati come la Via Francigena possono generare, a catena, effetti positivi anche nella riscoperta di percorsi afferenti che raggiungono luoghi devozionali minori situati a breve distanza dall'asse principale, oppure stimolano l'attivazione di nuove proposte di percorsi a piedi alla riscoperta di aspetti naturalistici del paesaggio italiano o culturali della tradizione rurale della Penisola."

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