Università Cattolica del Sacro Cuore

Comunità educante, soccorrere i giovani nel post Covid


Ora che il Covid sembra allentare la presa e l’emergenza si attenua, restano le cicatrici. Sono numeri preoccupanti quelli evidenziati dalla senatrice Vanna Iori, già ordinaria di Pedagogia, esposti nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica in un incontro organizzato dalla facoltà di Scienze della formazione.

Nei due anni a contatto con la pandemia, fra gli adolescenti c’è chi ritiene di avere perso i primi amori, chi manifesta problemi di socializzazione, chi invece ha pensieri legati al suicidio, in quest’ultimo caso già a partire dai 10 anni.

L’incontro “Educatori e pedagogisti per costruire la comunità educante”, moderato dal coordinatore dei corsi di laurea Daniele Bruzzone, ha tracciato il quadro delle conseguenze lasciate dal virus e ha introdotto i cardini della proposta di legge firmata dalla stessa Iori che tenta di dare risposte concrete a problemi crescenti.

«L’85% dei giovani dichiara di avere compreso l’importanza delle relazioni in presenza solo dopo avere sperimentato l’isolamento e il malessere che ne deriva - spiega la professoressa Iori - ben 6 ragazzi su 10 ritengono di avere perso capacità relazionali e il  63% degli adolescenti rimpiange di avere perduto le prime esperienze sentimentali. Solo 1 su 4, poi, ritiene che tutto tornerà come prima». Come se non bastasse, Iori calca la mano indicando nell’8% l’aumento della dipendenza da droga e alcol, ma soprattutto è la percentuale di suicidi, portati a termine o tentati, ad allarmare la senatrice. «Negli accessi ai Pronto soccorso nei reparti di emergenza-urgenza psichiatrica, la percentuale di minori fra i 10 e i 17 anni che hanno avuto idee suicidarie è aumentata dal 10 all’80%. Fra gli adolescenti il suicidio è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali».

Per trovare delle risposte a quella che definisce «la corda spezzata verso il futuro di questi giovani», è stata firmata una proposta di legge, al momento in discussione, dal titolo “Fondo per sostegno e sviluppo per la comunità educante”. Lo scopo è intervenire in modo urgente riguardo all’isolamento, alle paure, ai lutti e alle insicurezze che hanno cambiato le modalità relazionali e sociali della comunità. «Per farlo - dice Iori - occorre restituire alla comunità il ruolo di promotrice di benessere esistenziale attraverso relazioni e ripensare i servizi educativi territoriali in una logica di prossimità».

Ritiro sociale, eccessiva permanenza sul web attratti da mondi virtuali, ludopatia e disturbi alimentari sono solo alcuni dei comportamenti evidenziati, ai quali, dice la senatrice, la legge mira a rispondere potenziando il tessuto comunitario con un processo di responsabilizzazione diffusa che coinvolga i servizi.

La scuola ha in questo contesto un compito importante, ma non può essere lasciata da sola. Ecco perché è il termine “co-progettazione” ad assumere un ruolo di primo piano. L’obiettivo resta non solo quello di riparare i disagi, ma anche di prevenirli grazie alla presenza di educatori, pedagogisti e psicologi. «Questi ultimi - precisa Iori - non devono ritenersi insegnanti di sostegno, bensì figure che affiancano gli insegnanti per aiutarli nel loro stesso “burn out”». La proposta di inserirli nelle scuole, continua la senatrice, in precedenza osteggiata dai sindacati e da altre associazioni che ritengono che solo gli insegnanti debbano operare negli istituti, è stata ora modificata. «La nuova legge, sperimentale, prevede che queste figure facciano capo all’ente locale, ma con l’obbligo di lavorare insieme alle scuole. Questa è la scuola come comunità educante, una scuola che non può da sola risolvere i problemi post pandemici, ma che deve operare in equipe».

Di fatto Vanna Iori auspica il potenziamento del tessuto comunitario - «per il quale è richiesto un processo di responsabilizzazione diffusa, che coinvolga i servizi» afferma - e sottolinea come «investire in istruzione, formazione, ricerca ed educazione porti allo sviluppo sociale e alla crescita economica. Non parliamo solo di aspetti educativi, ma anche di crescita economica e miglioramento sociale, la qualità della convivenza è decisiva per lo sviluppo economico del Paese».

Prima della tavola rotonda coordinata da Anna Paratici, Pierpaolo Triani, docente di Scienze della formazione, ha chiarito che «in territorio piacentino la co-progettazione ha già portato buoni risultati», ma anche che nella scuola di oggi «non c’è una regìa pedagogica interna». «Va quindi rivista la forma organizzativa e la cultura del docente, compresi i loro contratti. Gli insegnanti oggi sono ancora intesi ancora come professionisti che lavorano da soli».

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