Università Cattolica del Sacro Cuore

Nuova economia e nuove imprese richiedono una nuova formazione manageriale


Come ormai evidente, la nuova economia è sempre più caratterizzata dai seguenti concetti: incertezza, tecnologia, intelligenza artificiale, sicurezza sanitaria (e non), innovazione, creatività, robotica, algoritmi, sostenibilità ambientale, big data, global value chains, riorganizzazioni societarie, ma anche global finance, multiculturalità, resilienza, flessibilità strategico-organizzativa, talent attraction, solo per citarne alcuni. Ciò pone alle imprese sfide nuove e di conseguenza la necessità di reclutare manager diversi dal passato, formati in modo completamente nuovo.

Oggi i problemi non sono più di quantità, ma di qualità. L’unica soluzione nell’economia dell’interdipendenza, dell’incertezza, della vulnerabilità sta anzitutto nella flessibilità delle menti presenti nell’impresa. (...)
Analisi mentalmente strette portano sempre a rappresentazioni e comportamenti altrettanto stretti. Da qui quindi la necessità di migliorare i processi di talent attraction per portare in azienda talenti con menti aperte, logicamente ordinate e capaci di creare collegamenti e mappe causali della realtà sempre più attendibili.

Sarà infatti sempre meno possibile ragionare e operare in base a un unico scenario strategico; occorrerà invece ragionare contemporaneamente su più opzioni strategiche interdipendenti composte da parti invarianti e moduli continuamente in evoluzione e adattamento.

Quale formazione manageriale quindi per i manager del futuro? Un nuovo metodo di formazione manageriale con l’acronimo “CATCH”, afferma il Professore Marco Grumo (Docente di economia aziendale e di organizzazione e management delle imprese internazionali e globali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Coordinatore scientifico di Cattolicaper il Terzo Settore), proprio perché occorre formare manager che siano sempre di più in grado di “afferrare”, nel senso di comprendere, modellizzare e perciò governare dosi crescenti di complessità e variabilità dei fenomeni esterni. In generale, più si va in alto nella piramide organizzativa, tanto più le persone dovranno dimostrare flessibilità mentale.
Certamente questo vale anche per le numerose organizzazioni del mondo Non profit.
 

  • “C” sta per “culture”, nel senso che i nuovi manager dovranno avere solide conoscenze di “general culture + specialized culture”;
  • “A” sta per “analysis”, cioè la formazione manageriale dei prossimi anni dovrà favorire lo sviluppo di capacità di analisi nei manager: analisi dei fenomeni, dei mercati e dei contesti in cui si fa business, e dei corrispondenti dei problemi di management ;
  • “T” sta per “technology” nel senso che i manager dei prossimi anni dovranno avere adeguate competenze in campo tecnologico e “digital”;
  • la seconda “C” sta per “creativity” nel senso che le imprese dovranno “allenare” i propri manager alla creatività, all'innovation secondo la logica “blue ocean”;
  • “H” sta per “human”, ma potremmo dire anche “humanity” poiché nei prossimi anni conteranno la relazione personale, il people management, il customer management, la leadership, il team building, così come conteranno i valori dei leader e dell’impresa.
     

Percorsi formativi manageriali quindi diversi per imprese che saranno inevitabilmente molto diverse da quelle attuali, data la crescente complessità, incertezza e variabilità dei fenomeni sociali, economici e competitivi da interpretare. Atteggiamenti mentali troppo rigidi, oppure troppo destrutturati ed entropici, non riusciranno a funzionare adeguatamente.


Approfondisci l'analisi del Professore Marco Grumo, edita sul sito de Il Sole 24 Ore.
 

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