Università Cattolica del Sacro Cuore

Nessun’azienda è un’isola. Parafrasando il poeta John Donne,  la Corporate Social Responsibility si potrebbe sintetizzare così. La Commissione europea la definisce come la responsabilità e la consapevolezza delle imprese del proprio impatto sulla società. «Proprio per questo – spiega Andrea Mezzadri, docente di Economia aziendale dell’Università Cattolica – è sempre più opportuno che le imprese adottino al loro interno processi che integrino le questioni sociali, ambientali ed etiche con un duplice obiettivo. Da un lato, creare valore sia per soci sia per tutti gli stakeholder che gravitano attorno all’azienda; dall’altro, comprendere gli impatti del proprio operato al fine di aumentare o incentivare quelli positivi e di limitare o annullare quelli eventualmente negativi».

Perchè la CSR nello Sport?

Ciò è ancora più evidente per le società sportive, la cui relazione con il territorio è elemento fondante e costitutivo, integrato spesso nella mission aziendale. «È importante che le attività di CSR vengano condivise il più possibile e rendicontate sia all’interno che all’esterno della società – continua il professor Mezzadri –. Il primo step per ottenere una CSR coerente e consapevole è senza dubbio la definizione e mappatura degli stakeholder. Bisogna chiedersi quali siano i soggetti più rilevanti per l’azienda e con i quali si interagisce più frequentemente». È l’identificazione del “chi”, la definizione di una stakeholder map in cui i portatori di interesse sono classificati in base al livello di interesse che hanno nei confronti dell’azienda e al livello di influenza che hanno sulla stessa. In tal modo si identificano quelli essenziali, che è assolutamente necessario coinvolgere, e quelli appetibili o deboli, che è opportuno o doveroso coinvolgere.

Cosa influenzia gli stakeholder?

Dopo aver riflettuto sul “chi”, occorre identificare il “cosa”, ossia gli aspetti maggiormente rilevanti su cui concentrare l’attività di CSR. Quelli, cioè, che rispecchiano maggiormente gli impatti dell’organizzazione e che influenzano la percezione e il giudizio degli stakeholder. «In un progetto con un grande player del settore delle costruzioni – racconta il professor Mezzadri – abbiamo individuato come prioritari i temi della sicurezza e della qualità dell’opera realizzata, della conformità alla normativa, della selezione dei fornitori e dell’attenzione alle ricadute ambientali, sui cui quindi dovrà in futuro concentrarsi l’attenzione dei vertici. Tutto ciò mediante un’accurata serie di interviste e focus group, condotti con manager interni e rappresentanti degli stakeholder esterni».

Instaurare una comunicazione continua con tutti gli stakeholder è assolutamente fondamentale, in particolare quelli che rivestono un ruolo chiave. Uno degli strumenti più efficaci è il report di sostenibilità, non a caso sempre più utilizzato a livello mondiale, anche grazie alla crescente diffusione dello standard Gri (Global reporting initiative) per la sua redazione. «In un documento di questo tipo – conclude il professor Mezzadri –  l’organizzazione si racconta, misura e rendiconta ai propri stakeholder gli obiettivi da raggiungere nel campo della CSR e le attività sviluppate per farlo. Il report di sostenibilità permette la costruzione e il consolidamento di un forte consenso sociale attorno all’azienda. E, se ben gestito, può diventare un elemento fondante della strategia».

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