Università Cattolica del Sacro Cuore

Di Chiara Campi (Università Cattolica - Milano)

 

1. La cinematografia incontra il Covid-19

Con lo scoppio della pandemia di Covid-19 nei primi mesi del 2020, il mondo intero ha dovuto adottare misure di contenimento che hanno imposto la sospensione di tutte le attività ritenute non essenziali, tra le quali figura il settore audiovisivo. Nel periodo di fermo a non essersi arrestata è stata la primissima fase della filiera dell’industria audiovisiva, quella dell’ideazione e della scrittura delle sceneggiature, colpita però da un grande dilemma: è opportuno e/o conveniente rappresentare la pandemia di Covid-19 nei film e nelle serie TV?

In ambito cinematografico, diversi sceneggiatori si sono cimentati nella scrittura di film che ruotassero attorno alla pandemia, che la utilizzassero come espediente per trattare tematiche specifiche o che si ispirassero ad essa per produrre immaginari distopici. Il tema ha toccato tutti i principali generi cinematografici, con picchi evidenti nella commedia, ed ha interessato principalmente la produzione nordamericana ed europea.
Per quanto riguarda il genere distopico, il film Songbird (2020) ha fatto molto parlare di sé a causa della trama: Los Angeles, 2024, quattro anni dopo l’inizio della pandemia, il virus è mutato diverse volte ed è ora noto con il nome di “Covid-23”. Il tasso di mortalità è salito al 56% e l’umanità si trova ad affrontare la 213esima settimana di lockdown. Solo gli immuni possono muoversi liberamente, identificati grazie a dei braccialetti gialli forniti dal governo, mentre gli infetti vengono deportati e rinchiusi in campi di quarantena senza possibilità di contatto con il mondo esterno. In un’intervista, il regista e sceneggiatore Adam Mason ha affermato che il suo intento era quello di creare qualcosa di catartico per lo spettatore, che potesse lasciare un messaggio positivo.

Il genere della commedia sembra essere stato il più produttivo in termini numerici rispetto al totale dei film sulla pandemia. Tra i titoli nostrani, Lockdown all’italiana (2020) ha generato particolare scalpore. Il film diretto da Enrico Vanzina segue la storia di due coppie in crisi che sono in procinto di lasciarsi ma che, a causa del lockdown imposto per arrestare la diffusione del Coronavirus, saranno invece costrette ad una convivenza forzata. L’annuncio dell’uscita del film ha scatenato una serie di polemiche a partire dal mese di settembre 2020 poiché, secondo molti, avrebbe mancato di rispetto alle numerose vittime della tragedia sanitaria. Il profilo Twitter della Medusa, che ne aveva pubblicato la locandina, è stato il bersaglio di aspre critiche da parte degli utenti.

 

2. Coronavirus e serialità

Per quanto riguarda il mondo delle serie TV, occorre fare una distinzione tra i prodotti creati appositamente ex novo con lo scopo di raccontare la pandemia attraverso la fiction, e le serie che si sono trovate ad affrontare la pandemia in corso d’opera, scegliendo di incorporarla all’interno delle proprie storyline. Il secondo caso costituisce un fenomeno senza precedenti: un tema come quello della pandemia, che in passato è stato sovrasfruttato per la creazione di scenari distopici e post-apocalittici, è divenuto parte non solo della nostra realtà ma anche di quella dei nostri personaggi preferiti e dunque della cultura popolare. Le serie TV coinvolte appartengono ai generi più disparati e, anche per questo motivo, ciascuna ha cercato di trovare la propria personale chiave di lettura del fenomeno pandemico.

Tra i medical drama andati in onda con nuove stagioni nel periodo compreso tra il 2020 e il 2022, sei hanno incluso la pandemia nel proprio plot narrativo; si tratta delle statunitensi Grey’s Anatomy (2005-in corso), The Good Doctor (2017-in corso), The Resident (2018-in corso), New Amsterdam (2018-in corso), Chicago Med (2015-in corso), e dell’italiana DOC - Nelle tue mani (2020-in corso).
La showrunner Krista Vernoff ha raccontato di essere stata inizialmente contraria all’idea di portare la pandemia in Grey’s Anatomy a causa della cosiddetta “pandemic fatigue”. Ciò che le ha fatto cambiare idea è stato rendersi conto che il più grande medical drama della storia non avrebbe potuto ignorare la più grande emergenza sanitaria del secolo. «In questa stagione, il nostro lavoro è dedicato agli operatori sanitari che ogni giorno mettono la propria vita in pericolo per cercare di salvare la nostra», ha dichiarato la Vernoff.
Gli sceneggiatori della serie italiana DOC - Nelle tue mani, Francesco Arlanch e Viola Rispoli, intervistati dalla rivista Vanity Fair, hanno parlato del modo in cui nella serie si è scelto di trattare il tema della pandemia: «Non avevamo scelta, visto che DOC non solo è ambientato nella contemporaneità, ma pure nella città di Milano: se non lo avessimo affrontato, avremmo mancato di rispetto alla serie ma, soprattutto, ai medici».

Il Covid-19 ha contagiato anche il mondo delle sitcom, con titoli come Black-ish (2014-in corso) e il suo spin-off Grown-ish (2018-in corso), The Conners (2018-in corso), Superstore (2015-2021), Last Man Standing (2011-2021) e South Park (1997-in corso). Lo show Superstore targato NBC è tornato con una nuova stagione incentrata sul Coronavirus, la sesta, il 29 ottobre 2020. Come suggerisce il nome stesso, la serie è ambientata in un supermercato statunitense chiamato Cloud 9 e segue le vicissitudini dei suoi dipendenti alle prese con i protocolli Covid e col fenomeno del panic buying.

Per quanto riguarda i legal drama, gli show coinvolti dal fenomeno pandemico sono stati quattro: All Rise (2019-in corso), Bull (2016-2022), The Good Fight (2017-in corso) e Your Honor (2020-in corso).
Tra i dramedy si sono distinti Shameless (2011-2021), Insecure (2016-2021) e A Million Little Things (2018-in corso).
Anche i crime e gli action drama si sono dati da fare con ben sette serie TV, quali Law&Order: Unità vittime speciali (1999-in corso), S.W.A.T. (2017-in corso), FBI: Most Wanted (2020-in corso), NCIS: New Orleans (2014-2021), 9-1-1 (2018-in corso), lo spin-off 9-1-1: Lone Star (2020-in corso) e infine Station 19 (2018-in corso), spin-off di Grey’s Anatomy. Nell’ambito dei drama si riportano invece This Is Us (2016-in corso), Queen Sugar (2016-in corso), The Morning Show (2019-in corso) e You (2018-in corso).
 

3. I discorsi social sulla pandemia nella serialità: quattro casi

Adottando il metodo della virtual ethnography, è stata condotta una ricerca che si pone l’obiettivo di restituire al lettore una panoramica delle reazioni che l’audience ha avuto nei confronti del fenomeno produttivo appena illustrato. Ai fini di questo studio, come campo etnografico sono stati scelti i due social media più popolari, Facebook e Instagram, e la piattaforma di monitoraggio dei prodotti audiovisivi TV Time. Gli oggetti di analisi sono stati individuati in quattro serie televisive: Grey’s Anatomy, This Is Us, Superstore e DOC - Nelle tue mani.

“Grey’s Anatomy”: il bisogno di evasione

Per quanto riguarda questo primo caso, è emersa una netta prevalenza di commenti particolarmente critici rispetto alla scelta produttiva di includere la pandemia di Covid-19, con la motivazione principale di necessitare di un momento di evasione dalla realtà, già satura di notizie sull’andamento dell’emergenza sanitaria: «Non condivido questa scelta di fare entrare il covid anche nelle serie TV. La serie è un momento di svago, invece sono costretta a vedere queste facce nascoste dalle mascherine anche qui... Tanta ansia» TerryTheWitcher, TV Time, 28/05/2021.

“This Is Us”: tra voglia di leggerezza e coerenza narrativa

Anche in questo secondo caso la maggioranza degli utenti del web si è detta contraria all’infiltrazione della pandemia nella storia della famiglia Pearson, verbalizzando il bisogno di fuga dalla realtà con l’uso ricorrente della parola “escape”: «Love the show. But tv shows are fictional and they are an escape for people, we hear about covid enough in the real world. The last thing I want to hear about when I watch my shows is covid. The show is no longer an enjoyable escape for me. I don’t need any negative replies, I’m simply letting the show know how I and a lot other people feel.» swatsonn005, Instagram, 5/11/2020.
D’altro canto, la seconda tendenza ricorrente appartiene a chi apprezza il fatto che la serie sia rimasta coerente; avendo sempre affrontato tematiche rilevanti e controverse del mondo reale, un evento come la pandemia, che ha avuto risvolti significativi in diversi aspetti della vita, non poteva rimanere inascoltato: «I’m finding it funny that people are complaining about the real life issues in the episode when that is the entire show...real life issues!! what show were you watching before?? you can’t get much more real than issues affecting us in 2020» Tanya D., Facebook, 7/01/2021.

“Superstore”: quando la pandemia diventa comicità

Il caso di Superstore si discosta molto dai precedenti dal momento che mostra una quasi totalità di commenti che si esprimono in modo favorevole rispetto alla presenza della pandemia all’interno della serie. Più nel dettaglio, una ragione che ha portato il pubblico ad apprezzare particolarmente questa serie TV risiede nel suo genere: trattandosi di una sitcom, gli aspetti più comici e divertenti hanno prevalso su quanto di negativo la pandemia ha portato con sé, riuscendo quasi sempre a strappare una risata: «So a lot of shows I watch have addressed the pandemic, and I should’ve known Superstore would be the one to do it the best! Loved that they managed to address this very serious thing in a hilarious way! [...]» Ade, TV Time, 6/01/2021.

“DOC - Nelle tue mani”: tra sensibilizzazione e superficialità

L’ultimo caso analizzato vede la contrapposizione di due tendenze principali.
La prima ritiene ancora necessario sensibilizzare sul tema Covid e quindi approva il fatto che la serie abbia deciso di includerlo: «Credo sia giusto che si parli anche di covid. Credo sia giusto far vedere cosa hanno vissuto e cosa vivono i medici, quali sono state le difficoltà da affrontare ogni giorno e ogni volta che arriva il picco di contagi. Siamo tutti stanchi ma forse si prende più consapevolezza a non sottovalutare la cosa. #iononcambiocanale» Emilio A., Facebook, 13/01/2022.
La seconda, invece, sostiene che il tema del Coronavirus sia stato trattato in maniera troppo superficiale, criticando in particolar modo la scelta di aver ridotto la pandemia ad un frangente durato pochi mesi, quando nella realtà si sta protraendo ben oltre: «Trovo assurdo che abbiano liquidato il Covid in 2 scene, assurdo che nessuno porti la mascherina... Ma che è? Fantascienza? A questo punto facevano prima a non metterlo, metterlo così in modo superficiale non penso sia stata una buona idea.» Martinamagr, TV Time, 15/01/2022.


4. Considerazioni finali e prospettive future

Tirando le somme, possiamo affermare che le reazioni del pubblico ai prodotti audiovisivi considerati sono state funzionali al genere e al registro che li caratterizzano: il dramma legato a feedback più negativi e sfavorevoli e la comicità a verbalizzazioni più positive e favorevoli. Secondo l’audience televisiva, la chiave di lettura più “giusta” dell’emergenza sanitaria sembra dunque essere quella dell’ironia piuttosto che quella della realtà, benché occorra considerare anche il contesto di svolgimento delle diverse vicende: l’ambiente ospedaliero offre certamente meno possibilità di creare situazioni comiche, diversamente dal supermercato della serie Superstore.
In prospettiva futura, è possibile immaginare che il fenomeno della produzione audiovisiva pandemic-based possa subire un’involuzione o un’evoluzione a seconda dell’andamento della pandemia stessa e del gradimento da parte del pubblico. I discorsi sul web lasciano pensare che il pubblico avrebbe preferito che si fosse aspettata la fine della pandemia per parlare di essa nello scripted di fiction. Pertanto, ci si aspetta che le critiche possano protrarsi ancora per un po’, o che le produzioni di questo tipo possano subire una battuta d’arresto.
Quel che è certo, al momento, è che tutte le serie TV che hanno scelto di includere l’emergenza sanitaria nel proprio universo narrativo, ad oggi, sono andate avanti, immaginando un futuro in cui il Coronavirus è solo un lontano ricordo.
D’altra parte, iniziano ad emergere nuove produzioni del 2022 che continuano a servirsi della pandemia per creare circostanze insolite che permettano di sviluppare trame appetibili per il pubblico. Per esempio, di recente è stato aggiunto sulla piattaforma SVOD Prime Video il film Fermati Qui (2022), diretto dal regista Luca Solina e ambientato durante il primo lockdown: Loris sta andando a trovare la sua fidanzata Aurora residente all’estero, ma rimane bloccato a metà strada a causa di problemi ferroviari. La sorella di lei, Flavia, si offre di ospitarlo per una notte a casa sua, ma il giorno seguente l’Italia intera viene messa in quarantena a causa della pandemia di Covid-19 e i due si ritrovano chiusi insieme nella stessa casa per due lunghi mesi. 
Un altro aspetto da considerare riguarda i remake; a partire dal 6 marzo 2022 è stato trasmesso in prima visione su Rai 1 il remake italiano del family drama This Is Us. Gli episodi si sono rivelati fedeli alla trama originale, per cui la domanda sorge spontanea: nelle stagioni future, sempre se ci saranno, il Covid-19 arriverà anche nel mondo di Noi (2022)? E come verrà trattato il tema, considerando che la pandemia nella nostra realtà non è ancora finita? 


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